Il sistema agrivoltaico è un sistema di produrre energia elettrica da tecnologia fotovoltaica, in cui i moduli e la distanza da terra sono progettati per lasciare libera la superficie del suolo per attività agricole o zootecniche (circa 5 metri dal suolo) permettendo di fare passare le macchine e coltivare contemporaneamente la terra. 

Ha una doppia funzione quindi: la produzione di energia elettrica e la contemporanea coltivazione dei terreni, sistema che bypassa il problema della sottrazione di suolo all’agricoltura, dato dai normali sistemi di posizionamento di pannelli a terra. Energia, suolo e paesaggio si possono coniugare sfidando in modo interdisciplinare le difficoltà della transizione ecologica.

L’agrivoltaico in Italia ha da qualche mese un riferimento normativo, un documento pubblicato dal GSE, ENEA, CREA e RSE, nel mese di luglio scorso. Si tratta delle “Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici”, documento che illustra le caratteristiche e requisiti degli impianti fotovoltaici.

Le linee guida specificano le coltivazioni più adatte al sistema tecnologico, indicazioni formulate su studi condotti in Germania, relativi al comportamento di differenti colture sottoposte alla riduzione della radiazione luminosa.

Quali le migliori Colture 

Ci sono colture molto adatte, per le quali l’ombreggiatura ha effetti positivi sulle rese quantitative: è il caso di patate, luppolo, spinaci, insalata e fave.

Cipolle, fagioli, cetrioli, zucchine rientrano, invece, nelle colture mediamente adatte, mentre tra le colture adatte, ossia quelle per le quali un’ombreggiatura moderata non ha quasi alcun effetto sulle rese troviamo: asparago, avena, carota, cavolo verde, colza, finocchio, orzo, piselli, porro, ravanello, sedano, segale e tabacco.

Per le colture poco adatte troviamo: cavolfiore, barbabietola da zucchero e barbabietola rossa. Infine, le colture non adatte contemplano le piante che richiedono tanta luce, per cui anche modeste densità di copertura determinano una forte riduzione della resa: di queste fanno parte alberi da frutto, farro, frumento, girasole e mais.

Una volta capite le tipologie di colture le raccomandazioni sono che la produzione energetica non superi quella agricola. Le indicazioni del MITE in questo caso indicano che per gli appezzamenti almeno il 70% della superficie sia destinata a superficie agricola.

Il documento configura anche lo spazio del sistema agrovoltaico, relativamente alle altezze minime dei moduli da terra per permettere attivita agricole e zootecniche, così come definite di seguito:

.1,3 metri nel caso di attività zootecnica (altezza minima per consentire il passaggio con continuità dei capi di bestiame);

.2,1 metri nel caso di attività colturale (altezza minima per consentire l’utilizzo di macchinari funzionali alla coltivazione)

Il PNRR destina per il prossimi anni (2024-2026) 1,10 miliardi di euro per la tecnologica agrivoltaico, con l’obiettivo è di ridurre i costi di approvvigionamento del settore energetico e migliorare le prestazioni climatiche e ambientali, con una diminuzione potenziale di 0,8 milioni di tonnellate di CO2. 

Facciamoci trovare pronti

Scrivici: ambiente@effettonido.it